Piacere e dolore
di: Paolo Manzelli/University of Florence
La osservazione del cervello, mediante la risonanza magnetica funzionale , ha reso possibile esaminare i processi neuronali che sottendono alle emozioni e ai sentimenti.
L'attività cerebrale corrispondente a un intenso coinvolgimento emotivo sia di piacere che di dolore viene registrata prevalentemente nell'area centrale del cervello (Sistema Limbico) la dove viene prodotta “dopamina” dai neuroni dopaminergergici del Nucleo Acumbens (NA) e nell'area VTA (Ventral Tegmental Area). Queste aree del cervello sono pertanto particolarmente ricche di “dopamina”, che ad alti livelli di concentrazione produce attenzione e tensione verso nuovi stimoli emotivi, che vanno dall'ira, rabbia, frustrazione e tristezza, ed al contrario producono sensazioni di sollievo benessere piacere e gratificazione a seconda del livelli significativi di integrazione con le varie aree cerebrali superiori (Corteccia cerebrale) e sottostanti (Aree sotto Talamiche) che guidano rispettivamente la ragione o le pulsioni.
Il crocevia tra le sensazioni contrapposte di dolore e di piacere convergono principalmente nel nucleo della attenzione “Nucleus Acumbens” che reagisce come interruttore cerebrale alle sensazioni piacevoli e gratificanti, riflettendo oltre un certo limite, tutto il complesso attivazioni e reazioni, dirigendolo nella direzione opposta delle sensazioni dolorose che vanno ad impegnare in modo diverso la attività di integrazione delle aree cerebrali.
Pertanto il ruolo chiave associato al “Nucleus Acumbens” permette di organizzare gli equilibri necessari ad effettuare una stretta correlazione di integrazione e scambio informativo efficace tra il sistema libico e la corteccia e le sezioni piu ancestrali del nostro cervello.
Le “droghe” e ogni altro elemento cognitivo o emotivo che vada esaltare ed alterare il normale funzionamento del sistema di regolazione reattiva tra “dolore e piacere”, altera in modo più o meno permanente le varie possibilità di integrazione cerebrale e quindi tende ad inibire la plasticità cerebrale e con essa il controllo del nostro comportamento ivi compresa la alterazione delle modalità di pensiero.
In particolare le “droghe” vanno a generare un derivato pulsionale della gratificazione che è generato da uno squilibrio delle integrazione rivolto principalmente alle attività sotto talamiche di indole irrazionale, generando una dipendenza che tende ad escutere fino allo sballo della capacità di intendere e di volere generata dalla più completa integrazione delle attività cerebrali superiori.
La vulnerabilità del nostro sistema di ri-orientamento e stimolazione delle diverse possibilità di integrazione cerebrale rende facile per ciascuno di noi lo sfuggire al controllo equilibrato e personale della propria attività cerebrale. La stessa gratificazione eccessiva può causare una eccitazione eccessiva che genera condizionamento temporaneo o peggio dipendenza e ciò vale anche per le forme più elevate del sentire umano come l'amore.
La potenzialità reagire appropriatamente alle diverse forme di alterazione degli equilibri dinamici dei sistema di integrazione cerebrale ha certamente una sua ancora di salvezza nella miglior conoscenza del funzionamento del sistema che per acquisire valore deve essere personalizzato da una attività cosciente tesa a conoscere se stessi le proprie pulsioni ed emozioni per acuire le proprie capacita di ragionevolezza.
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