domenica 14 giugno 2009

CIO' CHE CONSIDERIAMO LA REALTA' E' SOLO UNA NOSTRA INTERPRETAZIONE

Vi era uno di questi monasteri nel Nord del Giappone tenuto da due fratelli; il più anziano era molto istruito, e il più giovane era piuttosto stupido e in più orbo di un occhio. Una sera un monaco errante capitò da quelle parti a chiedere ospitalità. Il fratello maggiore era molto stanco, poiché aveva passato tutto il giorno a studiare, perciò disse al più giovane che doveva essere lui ad affrontare il dibattito.
«Abbi cura che il vostro dialogo avvenga in silenzio», lo ammonì.
Alcune ore dopo il viandante si presentò dal monaco più anziano dicendo:
«Vostro fratello è proprio un tipo straordinario! Ha vinto il dibattito in modo assolutamente geniale, cosi ora devo andarmene, non mi è più possibile rimanere».
«Prima di andarvene - disse il fratello più anziano - vorreste essere così gentile da raccontarmi com'è andato il dibattito?».
«Beh - disse il viandante - per prima cosa io ho sollevato un dito per simboleggiare il Buddha.
Allora il vostro giovane fratello ha alzato due dita, che stavano a rappresentare il Buddha e il suo divino insegnamento. Cosi io ho sollevato tre dita ad indicare il Buddha, il suo divino insegnamento, e i suoi discepoli.
A questo punto il vostro sagace fratello agitò il pugno chiuso davanti alla mia faccia, ad indicare che tutte queste tre cose provengono da un'unica realizzazione».
E con queste parole il viandante partì.
Alcune ore più tardi il giovane monaco comparve davanti al fratello con aria afflitta.
«Mi è parso di capire che hai vinto il dibattito». Gli disse il fratello più anziano.
«Non ho vinto niente -rispose- quel viandante era proprio un villano».
«Toh -esclamò l'altro -raccontami come è andata...».
«Sai che ha fatto -prosegui il giovane- appena mi ha visto ha alzato un dito per insultarmi, per farmi notare che sono orbo di un occhio. Ma ho pensato che, poiché era un forestiero, era mio dovere comportarmi educatamente, cosi ho alzato due dita per congratularmi con lui che di occhi ne aveva due.
A questo punto quello screanzato ha alzato tre dita per farmi capire che in due avevamo solo tre occhi, cosi non ci ho visto più...sono diventato pazzo di rabbia e l'ho minacciato di spaccargli il muso con un pugno».
L'anziano fratello rise

giovedì 11 giugno 2009

Alla ricerca delle chiavi della nostra esistenza

per approfondire le tematiche trattate nella Scuola di Scienze Quantistiche, consigliamo l'ultimo libro del fisico Vittorio Marchi:
L'UNO DETTO DIO, Macroedizioni
Siamo davvero convinti di essere solo un aggregato di cellule, o siamo qualcosa di più ? La morte ha un ruolo ? È necessaria ? Chi muore ? Siamo sicuri di morire ? Ecco un libro che si pone delle grandi domande !
Chi se le pone è un ricercatore, insegnante di fisica, compagno di stanza e di studi di Enrico Fermi.
Ed è affidandosi all'attuale sviluppo del contesto scientifico che l'autore mette a disposizione informazioni e strumenti per lo scioglimento di convinzioni e credenze che alla luce della “nuova scienza” non appaiono più così ineccepibili.
Per dirla con l'autore si tratta di: “un viaggio analitico attraverso scienza e coscienza che si propone di sondare le esperienze degli astronauti della scienza del mondo occidentale e quelle degli psiconauti della coscienza del mondo orientale, così inconsapevolmente vicini...
E chi li ha ravvicinati ? Le ultime scoperte della fisica quantistica”.
Sapevate per esempio che i quanti sono particelle quando li guardiamo e onde quando non li guardiamo ? Le proprietà di una particella non esistono finché non sono osservate. Può un fisico che si occupa del visibile arrivare a cogliere ciò che colglie il mistico, che indaga l'invisibile ?
Questo libro è la prova comprensibile che non si tratta più di scegliere e dividere, ma di armonizzare.
TUTTO È UNO. “Tu sei il mondo!” dicono i saggi.
Ebbene lo afferma anche il principio fisico della simmetria assoluta, “Se effettivamente vogliamo un mondo migliore, nel bene e nel male, dobbiamo incominciare a capire che nessuno può sfuggire ala sua legge: quel mondo siamo noi”.

martedì 9 giugno 2009

Sogno o son desto?I processi cognitivi tra REALE e VIRTUALE

A cura di:Paolo Manzelli
Viviamo in una epoca in cui il “TANGIBILE” tende a diminuire di valore, mentre l' “INTANGIBILE” cresce come valore aggiunto sociale ed economico.
Con l' avvento di “Internet” la “dimensione dell'Intangibile” ha acquisito in valore in seguito alla immediatezza ed al basso costo della comunicazione interattiva.
Certamente questa nuova dimensione facilita la esigenza di un profondo cambiamento cognitivo, proprio in quanto in un mondo virtuale tutto ciò che accade è continuamente interconnesso dalla rete Internet.
La trasformazione dei modelli di realtà nel loro divenire “virtuali” consiste nel fatto che vengono evocati come nel sogno dal alcune parole chiave, per mezzo di un motore di ricerca, ed evidenziati dal computer in uno spazio immaginario, in cui persone ed oggetti non possono essere toccati, ma comunque interagiscono con la nostra mente come elementi ovunque presenti a portata di un click.
Proprio in quanto riferito ad una dimensione “intangibile” il termine “Virtuale” ha acquisito inizialmente il significato di “fittizio”, in quanto si contrappone alla antiquata concezione di “reale in quanto tangibile”.
In vero la concezione di “Virtuale è mutuata da Virtù’" perché effettivamente permette di acquisire coscienza di quanto non è visibile “ad occhio nudo”; ciò e importante perché il credere di percepire oggettivamente la realtà è falso proprio in quanto di fatto siamo capaci di vedere e toccare solo una parte grossolana della realtà.
Se infatti riuscissimo percepire la energia che circonda ogni cosa, non riusciremo più a distinguere le cose materiali come oggetti separati tra di loro; ma non per questo l'Energia non esiste.
Ciò e ben noto scientificamente, ma è proprio la comunicazione via Internet quella che contemporaneamente ci propone un cambiamento cognitivo delle relazioni tra “REALE” e VIRTUALE”.
Tale cambiamento concettuale pertanto non è solo tecnologico ma essenzialmente culturale.
Infatti dato che è importante essere coscienti del fatto che noi osserviamo solo una porzione della realtà, quando si parla di “virtuale” dobbiamo evitare di ricorrere all'idea che si tratti di qualche cosa di immaginario, fantastico, a volte ingannevole; ma di una realtà più profonda ed culturalmente innovativa, che dobbiamo imparare ad apprendere, superando la antiquata mentalità basata su una cultura della società industriale che ha dato maggior valore economico e sociale al mercato degli oggetti anziché al pensiero creativo.
Lo stesso sviluppo della scienza contemporanea, dimostra che il pensiero creativo si fonda più sul immaginario scientifico che non sulla osservazione di oggetti visibili tangibili e sensorialmente recepibili dal loro odore o gusto.
Ricordiamo infatti anche che in varie occasioni famosi scienziati hanno evocato il loro immaginario creativo proprio dai sogni.
È facile pertanto comprendere che grandi cambiamenti di pensiero sono avvenuti nella storia dell'uomo quanto sono emerse interpretazioni in contrasto con la visione scientifica e culturale della precedente epoca.
Allo sviluppo dell'immaginario scientifico ha contribuito il sognare ed il fantasticare più della osservazione limitata alla percezione della realtà, e pertanto grandi contributi alla concezione di quanto è “intangibile” ed al contempo “reale” sono stati recepiti sia sia nel sogno che nel fantasticare ad occhi aperti perseguendo un proprio immaginario interiore.
In antichità l'interpretazione dei sogni fu considerata la via principale per affrontare la preveggenza VIRTUOSA della mente (dal latino “virtualis che viene da virtus = forza, potenza”) IL VIRTUALE non era infatti una una categoria che si opponeva al reale e pertanto nella antiche culture il sogno ebbe ed ha ancor oggi un valore profetico.
Oggi dobbiamo ammettere che nel quadro delle conoscenze affermatesi nell'epoca industriale si stenta ancora a credere nella interpretazione dei sogni, ciò perché si associa il sogno ad una forma mentale inconsapevole, mentre purtroppo contraddittoriamente si tende a ritenere oggettivo quello che ci viene propinato dalle immagini televisive facilmente manipolabili.
Sigmund Freud, per primo, nel 1899 con “L'interpretazione dei sogni”, restituì al sogno il grande potere che riveste per la vita psichica dell'uomo, ponendosi il problema di scandagliare gli elementi più remoti, reconditi ed ancestrali della psiche; i suoi studi sul contenuto latente, relativi al processo di rimozione e di auto-censura hanno aperto innovative prospettive a tendenze nella comprensione delle relazioni tra Cervello e sviluppo della Mente.
Di seguito Carl Gustav Jung, suggerì i sogni potevano essere letti col metodo prospettico, con uno sguardo sul futuro, ciò consentì a Jung di osservare nel vissuto onirico, le linee di sviluppo della crescita psicologica, a partire dalla potenzialità che nel sogno si manifestino “cose non ancora realizzate”.
Oggigiorno, nell'epoca di transizione socio-economica tra il valore TANGIBILE delle COSE ed il Valore INTANGIBILE dei prodotti della MENTE, è necessario tradurre l'inconscio in attività coscienti capaci di avvalorare la produzione di innovazione e di tutto quanto è un prodotto intangibile della mente umana, iniziando a rifletter sul fatto che almeno un terzo della nostra vita reale la passiamo dormendo e che anche dal sogno possiamo reperire le strategie per modificare e cambiare le nostre consuete forme di pensiero ormai storicamente obsolete ciò al fine di evitare problemi psicologici nella vita concreta di tutti i giorni.
Così come dopo un poco di stupore anche un bambino capisce che nello specchio la immagine virtuale è quella riflessa, ma che ciò non significa che non sia vera solo perché direttamente impalpabile e di conseguenza si rende conto che l'illusione percettiva sta nel credere che la immagine sia situata apparentemente dentro lo specchio, così pure oggi dovremo re-interpretare il valore della capacità mentale dell'uomo e riconoscere la Virtualità innata nel proprio cervello, che in sostanza consiste nel insorgere una fertile immaginazione cosciente, tale che permetta di riconoscere le illusioni e le verità di tutto ciò che va oltre alla semplice percezione delle cose.
ONDE CELEBRALI E STATI DI COSCIENZA
Le diverse attività cerebrali si dividono in quattro fasce di frequenza, misurabili con apparecchi elettronici e calcolati in ‘cicli al secondo', o Hertz (Hz), che corrispondono a quattro diversi stati di coscienza.
Onde beta: frequenza che varia da 14 a 30 Hz
Appaiono normalmente nello stato di veglia, quando si utilizza l'emisfero sinistro: permettono di agire e reagire, di controllare la situazione e risolvere velocemente i problemi.
Sono alla base delle fondamentali attività di sopravvivenza, di ordinamento, di selezione e valutazione degli stimoli provenienti dal mondo esterno sulla base delle conoscenze acquisite.
Onde alfa: frequenza da 8 a 14 Hz
Sono connesse allo stato di rilassamento, di meditazione e di introspezione: si può raggiungere questo stato anche ad occhi aperti, quando si è particolarmente sereni , concentrati su di sé e sullo sviluppo delle proprie idee.
Onde theta: frequenza da 4 a 8 Hz
Associate alla creatività, vengono prodotte in stato di meditazione profonda e durante il sogno (fase Rem e sogno ad occhi aperti), quando usiamo l'immaginazione e la visualizzazione. Indicano anche una grande capacità intuitiva.
Onde delta: frequenza da 0,5 a 4 Hz
Associate a uno stato profondo di rilassamento psicofisico, sono proprie della mente in uno stato inconscio che può provocare auto-generazione cognitiva ed anche di auto-guarigione.