sabato 29 dicembre 2012

La parola che genera

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Discernere la realtà da ciò che è immagine di realtà, far sì che le immagini mentali che derivano dall’esperienza abbiano spazio per abitare la realtà soggettiva di chi le sviluppa e non siano in eccessivo ed insanabile contrasto con essa, in questo sta il gioco-lavoro dell’essere adulti, del diventare tali, del riuscire ad essere educatori.
Nel riflessivo “conoscersi” ritroviamo la doppia valenza, del conoscere se stessi e conoscersi reciprocamente in un rapporto interpersonale o di  gruppo: è questo il primo ed essenziale passo a cui è assoggettata ogni eventuale ulteriore scelta di cambiare qualcosa di sé o dei rapporti in atto. Il desiderio e la pratica reale del “conoscersi” può generare entusiasmo; solo a partire da ciò si può acquisire credibilità nei rapporti, soprattutto fra adulti e nuove generazioni.
Le problematiche psicologiche sono oggi amplificate dalla complessità delle condizioni di vita e da cambiamenti profondi e costanti. nell’organizzazione familiare e sociale. Si è in presenza di una permanente sovraesposizione stimolativa dovuta ai mezzi interattivi, contatti immediati e mediati con molteplici mondi, idee, immagini, suoni e parole. Valorizzare ciò che può umanamente arricchire, evitando ciò che potrebbe costituire un elemento d’eccesso, non assimilabile e pertanto dannoso, è possibile a condizione di conoscere profondamente se stessi e disporre di un senso critico adeguato. In assenza di ciò, il miscuglio interattivo generalizzato arreca confusione che sommandosi ad eventuali problemi personali di base non adeguatamente affrontati, diventa una miscela esplosiva di prima grandezza, per cui la crisi che giunge non è più semplicemente tale, ma si trasforma in bufera se non proprio tsunami emotivo.


continua....La parola che genera di Luciano Provenzano

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