lunedì 30 novembre 2009

Fame emotiva e bassa autostima vanificano le diete

Per annientare le emozioni angoscianti le persone mangiano, ingrassando nel tentativo di soffocarle sotto ogni tipo di golosità.
Avere i consigli di un esperto su cosa mangiare diventa inutile, poiché il problema non è avere una dieta ipocalorica da seguire, ma controllare e gestire gli stati emotivi che ci portano a mangiare troppo.
Inutile sapere che è fondamentale fare colazione, che servono cinque pasti al giorno per stare in forma, poiché il problema è da ricercare in quella fame che non saziamo con il cibo, che deriva da un malessere profondo e non dalla necessità di nutrirsi.
Sicuramente non saltare i pasti e non trascurare l'alimentazione è importante, ma nello stesso tempo si deve saper riconoscere il tipo di fame per rispondere in modo totalmente diverso ad essa.
La fame reale, quella a cui rispondere con il cibo, si presenta ogni tre ore circa inizia con un brontolio dello stomaco e ci lascia il tempo di organizzarci per decidere cosa mangiare, poiché cresce piano.
Tuttavia, se trascurata si diventa nervosi, irritabili e si hanno anche giramenti di testa, ma la cosa fondamentale è che se si mangia si placa.
La fame emotiva arriva, invece, dirompente, urgente, non ci permette di organizzarci e di scegliere, ma la cosa importantissima è che non si placa mangiando.
Dietro questa fame c'è l'abitudine di rispondere con il cibo a stati d'animo ed emozioni che richiedono di essere affrontate in modo diverso, sicuramente nostra madre ci nutriva quando eravamo irritati, nervosi o annoiati pensando che forse avevamo solo e sempre fame.
Tuttavia, divenuti adulti siamo noi a continuare questo gioco, accompagnandolo spesso con disprezzo per noi stessi, con la sensazione di essere senza speranza e guardandoci allo specchio proviamo fastidio e spesso ci insultiamo.
Iniziare ad apprezzarsi, stimarsi, non offendersi e rispondere alla fame emotiva nel modo giusto è la soluzione.
In uno studio molto interessante il Prof. Ben Fletcher, dell' Università dell'Hertfordshire, ha ottenuto ottimi risultati insegnando a persone in sovrappeso a distinguere i due tipi di fame e a rispondere alla fame emotiva mutando stato d'animo facendo delle attività.
Ha insegnato loro a rispondere alla fame emotiva programmando un'uscita, andando al cinema, telefonando a un amico, ottenendo ottimi risultati.

giovedì 12 novembre 2009

Il cervello archivia i ricordi

Il cervello umano archivia i ricordi stipando i vecchi nella neocorteccia per far posto ai nuovi che affollano l'ippocampo, il tutto attraverso un meccanismo di cancellazione delle tracce provvisorie dei ricordi formati in precedenza, eseguita dai neuroni deputati a formare i nuovi.
Il sistema, oggetto di uno studio pubblicato sulla rivista Cell, permette che nessuna informazione venga persa, perché ad essere cancellata è solo la traccia provvisoria dei ricordi, nell'ippocampo, traccia che viene copiata come memoria definitiva nella neocorteccia.
La scoperta si deve a Kaoru Inokuchi dell' Università di Toyama in Giappone.
Ricordi incisi nei neuroni
- Un ricordo, la memorizzazione di nuovi dati, avviene nel nostro cervello nell'ippocampo attraverso la neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni che formano poi connessioni atte ad incidere la traccia mnemonica.
Ma finora non si sapeva esattamente in che modo fosse organizzato tutto il processo.
I "traslochi" della neurogenesi -
Gli esperti hanno irradiato il cervello di topolini per bloccare la neurogenesi e indagato le conseguenze di questo stop in termini di memoria.
Da questo esperimento i ricercatori hanno dedotto che la neurogenesi non serve solo per formare le nuove tracce mnemoniche, ma anche per far ordine tra le vecchie, rimuovendole.
La neurogenesi non modifica però il contenuto complessivo dei ricordi, ma semplicemente sposta quelli vecchi in una sede di stoccaggio più opportuna, per fare spazio ai nuovi, che a loro volta subiranno lo stesso destino.

Risonanza e Cellule